Giovanni Bandiera

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Mercoledì, 30 Ott 2024

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Trattamento endovascolare

Venerdì 14 Gennaio 2011 11:30 Pubblicato in Ischemia Cerebrale

Il trattamento endovascolare delle lesioni stenosanti delle carotidi è tutt'ora oggetto di ampie discussioni da parte di fautori entusiasti della metodica e di detrattori scettici dei risultati immediati e a distanza, nonchè degli eventuali rischi.
Senza entrare nel merito è indubbio che l'angioplastica della carotide, più frequentemente completata con l'aggiunta di uno stenting, è da considerare una tecnica estremamente mini-invasiva.


Che cosa è l’angioplastica a palloncino?

palloncinoSi effettua introducendo attraverso una puntura in anestesia locale di un'arteria all'inguine o al braccio, un catetere con alla sua estremità un palloncino che viene fatto passare attraverso l’arteria malata;  una volta posizionato all'interno della lesione stenosante gonfiandosi, il palloncino riapre l’arteria ristretta. Grazie a questa tecnica, in molti casi è possibile evitare l’intervento chirurgico.
Dal punto di vista del paziente, l’angioplastica è molto simile all’arteriografia, a parte il fatto che il catetere utilizzato è di dimensioni leggermente più grandi e di conseguenza il rischio di sanguinamento è un po’ più elevato.


La procedura

stentL’angioplastica è una procedura un po’ più lunga di una semplice arteriografia e può darsi che il paziente avverta le manovre del medico quando cambia o avanza i cateteri all’interno dell’arteria. Talvolta si tratta di una sensazione spiacevole, ma non dolorosa.  Ormai quasi la totalità delle procedure vengono attuate inserendo anche uno stent, una sottilissima gabbietta tubulare metallica·che mantiene la pervietà del vaso ?trattato fermando contemporaneamente gli eventuali frammenti di placca.

stent_posizionato     stenting_carot

Dopo la procedura

In alcuni casi, per prevenire la formazione di coaguli di sangue nel punto dell’angioplastica, vengono effettuate iniezioni di eparina (un anticoagulante)per 24 ore. Normalmente, il giorno successivo il paziente viene rimandato a casa. Prima della dimissione il chirurgo effettuerà una visita di controllo per valutare la riuscita dell’angioplastica e decidere se siano necessarie ulteriori terapie.

Quali sono gli effetti collaterali?
È abbastanza normale che si formino ematomi lievi nella sede della puntura, che in genere scompaiono in pochi giorni. È molto raro invece un sanguinamento più importante. Purtroppo in circa il 10-30% dei casi l’angioplastica non riesce, e si rende necessario prendere in considerazione altri trattamenti. Inoltre, anche quando l’angioplastica viene realizzata con successo permane il rischio che, in quella stessa zona, il restringimento del vaso si riformi: questa situazione si verifica, a distanza di un anno, nel 10-20% circa delle arterie. In alcuni casi è possibile effettuare nuovamente l’angioplastica, ma non sempre. Molto raramente, se l’angioplastica non riesce, la patologia di fatto peggiora. In questi casi, il medico discuterà con il paziente i rischi in atto.

Quali sono le complicazioni?
Si stima che nel 6% circa dei casi sussista il rischio di complicazioni. La maggior parte di queste sono provocate da TIA o Ictus. Grandi ematomi o  un eccessivo sanguinamento della ferita sono rari.  Di rado si deve procedere con un intervento chirurgico d'urgenza.

 

Trattamento endovascolare

Mercoledì 24 Novembre 2010 21:10 Pubblicato in Arteriopatia Periferica

Angioplastica e Stenting


Il trattamento chirurgico mini-invasivo è denominato angioplastica a palloncino, e viene effettuato in genere in anestesia locale.

Che cosa è l’angioplastica a palloncino?
Si tratta di una procedura in base alla quale un catetere con un palloncino all’estremità viene fatto passare attraverso l’arteria ostruita; gonfiandosi, il palloncino riapre l’arteria ristretta od occlusa. Grazie a questa tecnica, in molti casi è possibile evitare l’intervento chirurgico.
Dal punto di vista del paziente, l’angioplastica è molto simile all’arteriografia, a parte il fatto che il catetere utilizzato è di dimensioni leggermente più grandi e di conseguenza il rischio di sanguinamento è un po’ più elevato. 

La procedura

L’angioplastica è una procedura un po’ più lunga di una semplice arteriografia e può darsi che il paziente avverta le manovre del medico quando cambia o avanza i cateteri all’interno dell’arteria. Talvolta si tratta di una sensazione spiacevole, ma non dolorosa. In alcuni casi, per tenere aperta l’arteria, è necessario inserire un particolare dispositivo, lo stent: è semplicemente una piccola struttura a gabbia metallica che si espande all’interno dell’arteria, per mantenerla aperta, e per permettere un maggior flusso sanguigno.

Dopo la procedura
In alcuni casi, per prevenire la formazione di coaguli di sangue nel punto dell’angioplastica, vengono effettuate iniezioni di eparina (un anticoagulante)per 24 ore. Normalmente, il giorno successivo il paziente viene rimandato a casa. Prima della dimissione il chirurgo effettuerà una visita di controllo per valutare la riuscita dell’angioplastica e decidere se siano necessarie ulteriori terapie.

Quali sono gli effetti collaterali?
È abbastanza normale che si formino ematomi lievi, che in genere scompaiono in pochi giorni. È molto raro invece un sanguinamento più importante. Purtroppo in circa il 10-30% dei casi l’angioplastica non riesce, e si rende necessario prendere in considerazione altri trattamenti. Inoltre, anche quando l’angioplastica viene realizzata con successo permane il rischio che, in quella stessa zona, il restringimento del vaso si riformi: questa situazione si verifica, a distanza di un anno, nel 20% circa delle arterie. In alcuni casi è possibile effettuare nuovamente l’angioplastica, ma non sempre. Molto raramente, se l’angioplastica non riesce, la circolazione di fatto peggiora. In questi casi, il medico discuterà con il paziente i rischi in atto.

Quali sono le complicazioni?
Si stima che nel 5% circa dei casi sussista il rischio di complicazioni. La maggior parte di queste sono provocate da grandi ematomi o da un eccessivo sanguinamento della ferita. A volte sono necessarie trasfusioni di sangue. Di rado si deve procedere con un intervento chirurgico per richiudere l’apertura creata dall’ago nell’arteria. Molto raramente, se si verifica una trombosi arteriosa, si deve procedere con un intervento di bypass.

Se non è possibile effettuare l’angioplastica a palloncino, può essere necessario l’intervento chirurgico; il più frequente è quello di bypass.