Giovanni Bandiera
Aneurisma (6)
Per quanto riguarda i portatori di Aneurisma dell'Aorta addominale, di piccole dimensioni (inferiori a 5 cm di diamero) e quindi non trattabili dal punto di vista chirurgico o endovascolare, valgono le stesse norme che riguardano la malattia aterosclerotica in generale e che riportiamo più oltre. Peraltro è necessario che il paziente si sottoponga a frequenti controlli clinici e strumentali (visita specialistica ed eco-color-Doppler) al fine di monitorizzare l'evoluzione dell'aneurisma.
Fondamentale inoltre il controllo frequente della Pressione Arteriosa, che deve essere mantenuta la più bassa possibile.
Prevenzione e stile di vita
Le regole della dieta per scongiurare l'arteriosclerosi e le sue temibili conseguenze sono le stesse che valgono per l'ipercolesterolemia, l’ipertrigliceridemia, l’iperglicemia.
Eccole in sintesi:
- contenere il peso corporeo entro valori ragionevoli e secondo età, sesso, attività fisica e lavorativa;
- limitare l'apporto alimentare di grassi saturi (burro, salumi e insaccati, frattaglie), di carni grasse e di condimenti di origine animale (ricordando che il livello di assunzione raccomandato di colesterolo al giorno per un soggetto adulto sano è solo di 300 mg e 1 bistecca di carne di bovino del peso di 100 g ne contiene circa 70-75 mg);
- abituarsi a utilizzare i condimenti a crudo privilegiando la scelta per l'olio extravergine di oliva;
- limitare il consumo di latte intero e derivati fermentati (formaggi e latticini);
- aumentare il consumo settimanale di pesce;
- aumentare il consumo quotidiano di ortaggi e verdure freschi e di alimenti contenenti fibre e scorie;
- limitare il consumo delle uova a 1-2 la settimana;
- contenere l'uso del sale da cucina;
- evitare fritture e cotture elaborate e prolungate a temperature elevate;
Una dieta corretta rappresenta, perciò, il modo migliore per tenere sotto controllo il colesterolo, i trigliceridi, la glicemia e la pressione del sangue. Sfortunatamente non possiamo fare niente per modificare la nostra familiarità, l'età ed il sesso, ma molto si può fare per cambiare il nostro modo di vivere: le persone che non fumano, fanno attività fisica, mantengono il peso ideale, tengono sotto controllo la pressione, il tasso di colesterolo nel sangue e la glicemia, hanno un numero molto minore d'eventi cardiovascolari sfavorevoli.
Smettere di fumare riduce rapidamente il rischio d'infarto o ictus o ischemia periferica.
- Dopo un anno dall'interruzione del vizio del fumo il rischio è uguale a quello di chi non ha mai fumato.
- Fare attività fisica lo riduce del 45%
- mantenere un peso-forma del 55%.
- Abbassare il colesterolo fa calare il rischio d'eventi vascolari del 2% per ogni punto di colesterolo in meno. Le raccomandazioni nazionali sono di tenerlo sotto i 200 mg/dl.
Quindi…..
Si può prendere in considerazione l’ipotesi di non operare il paziente portatore di aneurisma dell'aorta addominale esclusivamente in alcune situazioni, cioè soltanto se: l’aneurisma è di piccolo calibro (minore di 4-5 cm di diametro), il paziente è asintomatico e ad altissimo rischio per intervento, sia chirurgico che endovascolare, o presenta una scarsa spettanza di vita (malato terminale, neoplasie, ecc.).
In tali casi si dovrà procedere a uno stretto controllo (eliminazione) dei fattori di rischio e a una attenta sorveglianza clinica ed ecografica periodica (max ogni 6 mesi).
Il rischio di rottura e la conseguente necessità di riparazione dipende dalle dimensioni dell’aneurisma: se di grandi dimensioni (oltre 5,0 cm di diametro), probabilmente è più opportuno sottoporsi all’intervento chirurgico che non soprassedere, per proteggere l’aorta dalla rottura.
In presenza di aneurismi di dimensioni più ridotte è importante una costante osservazione e si ripetono in genere le indagini ad intervalli di 6 - 12 mesi, per controllare che non aumentino di dimensioni, diventando pericolosi. Se la media dell’accrescimento si aggira intorno a 0,5 cm l’anno, l'intervento chirurgico può essere necessario in una fase successiva.
Il Chirurgo vascolare specialista è in grado di dare ai pazienti chiare spiegazioni riguardo alle diverse opzioni nei singoli casi.
Le indicazioni all’impiego della tecnica endovascolare (esclusione dell’aneurisma e impianto di endoprotesi) prevedono alcuni precisi requisiti: l’aneurisma deve essere sottorenale, confinato alle iliache comuni (o, al massimo, a una iliaca esterna); il colletto sottorenale non deve essere molto angolato e deve essere adeguato per diametro (<30mm), per lunghezza (>10mm), senza estesa trombosi o calcificazione parietale; gli assi iliaco-femorali devono essere pervi, senza stenosi complesse, senza marcate tortuosità, senza estreme calcificazioni; deve infine esistere la possibilità di mantenere la pervietà di almeno una iliaca interna.
Perchè devo sottopormi all’intervento chirurgico-endovascolare?
Non tutti gli aneurismi richiedono l’intervento chirurgico. Il rischio di rottura e la conseguente necessità di riparazione dipende dalle dimensioni dell’aneurisma: se di grandi dimensioni (oltre 5,0 cm di diametro), probabilmente è più opportuno sottoporsi all’intervento che non soprassedere, per proteggere l’aorta dalla rottura.
In presenza di aneurismi di dimensioni più ridotte è importante una costante osservazione e si ripetono in genere le indagini ad intervalli di 6 - 12 mesi, per controllare che non aumentino di dimensioni, diventando pericolosi. Se la media dell’accrescimento si aggira intorno a 0,5 cm l’anno, l’intervento può essere necessario in una fase successiva. Il chirurgo vascolare specialista è in grado di dare ai pazienti chiare spiegazioni riguardo alle diverse opzioni nei singoli casi, valutando di volta in volta la possibilità di un intervento chirurgico "tradizionale" o endovascolare.
Che cosa comporta l’intervento chirurgico-endovascolare?
L’intervento comporta l’inserimento nell’aorta di un nuovo rivestimento (come la camera d’aria di un pneumatico) fabbricato in un materiale plastico molto resistente. Questo nuovo rivestimento viene introdotto nell’aorta attraverso le arterie femorali mediante due piccole incisioni inguinali. I tempi dell’atto operatorio consistono in due incisioni inguinali o punture transcutanee femorali. Successivamente sotto Rx-scopia, un catetere contenente l’endoprotesi viene guidato lungo l’asse iliaco verso l’aorta, dove, all’interno dell’aneurisma, viene rilasciata la protesi che ha dei sistemi (stent, uncini,…) alla estremità prossimale, che ne assicurano l’ancoraggio all’interno dell’aorta.
Prima dell’intervento chirurgico
Il ricovero in ospedale avverrà in genere uno-due giorni prima dell’intervento per effettuare gli esami necessari e per verifi care l’idoneità all’intervento endovascolare. Fra questi esami, se non sono stati già effettuati, saranno probabilmente inclusi gli esami del sangue, le ecografie addominali, la TC con mezzo di contrasto e, raramente, le radiografie delle arterie (arteriogrammi).
L’intervento chirurgico
All’inizio il paziente viene portato in una zona di attesa della sala operatoria, quindi nella sala dell’anestesia, dove viene effettuata l’anestesia, per poi essere portato in sala operatoria. Il paziente potrà ricevere un’anestesia generale, che lo farà addormentare, oppure un’anestesia locale o spinale, che gli permetterà di rimanere sveglio/a durante l’intervento senza sentire alcun dolore. Potranno essere inoltre inseriti dei tubicini nella vescica per eliminare le urine, in un’arteria nel braccio per misurare la pressione sanguigna e in una vena del braccio o del collo per la somministrazione di fluidi durante e dopo la chirurgia. Nella sala operatoria sarà eseguito un taglio a livello di entrambi gli inguini.
L’aorta, e in particolare l’area aneurismatica, sarà sostituita da un tubo artifi ciale di materiale plastico, come illustrato nelle figure
Il medico introduce la protesi (tubo) nell’aorta attraverso le due incisioni inguinali. La protesi viene introdotta inserendo un filo guida di acciaio inossidabile attraverso ciascuna incisione inguinale nell’arteria e verso l’alto dentro l’arteria fi no all’aorta (Figura 4). La protesi viene poi introdotta sui fili guida e aperta poi nell’aorta (Figura 5). Grazie alla sua costruzione, la protesi aderisce alla parete interna dell’arteria. Quando la protesi è in posizione e l’aneurisma è stato "escluso", il chirurgo sutura le incisioni inguinali (Figura 6). L’intervento viene visualizzato per mezzo di raggi X per consentire al chirurgo di vedere la protesi all’interno dell’aorta.
Il ritorno a casa
Se i punti di sutura della ferita cutanea sono riassorbibili, non è necessario rimuoverli. In caso contrario la loro rimozione avverrà dopo circa 7-10 giorni. Il Paziente per·diverse settimane dopo l’intervento il paziente si sentirà affaticato, ma progressivamente, con il tempo, questa sensazione migliora. Nelle settimane successive all’operazione è consigliabile fare regolarmente attività fisica, ad esempio brevi passeggiate alternate ad un po’ di riposo, finché non si riesce pian piano a tornare alle normali attività.
Guidare: Sarà sicuro mettersi alla guida quando si sarà in grado di effettuare una fermata di emergenza. Questo in genere avviene a distanza di almeno 4 settimane dall’intervento; in caso di dubbio, il paziente deve chiedere il parere del medico.
Fare il bagno: Sarà possibile riprendere a fare il bagno o la doccia, come di consueto, una volta che la ferita sarà asciutta.
Attività lavorativa: Il paziente sarà in grado di tornare a lavoro entro 1-3 mesi dall’intervento. In caso di dubbio, chiedere il parere del medico.
Pesi: Il paziente dovrà evitare di sollevare pesi o di fare sforzi nelle 6 settimane successive all’intervento.
Alla dimissione viene prescritta in genere ai pazienti una dose ridotta di aspirina, se la terapia non era già in corso, per rendere il sangue più fluido. Qualora l’aspirina non sia tollerata, potrà essere prescritto un altro farmaco.
Complicanze
Come nel caso di qualsiasi intervento chirurgico, possono potenzialmente verificarsi complicanze durante e dopo l’intervento. È normale sentire un leggero disturbo e fitte di dolore alle ferite inguinali dopo l’intervento; a volte, tuttavia, le ferite si infettano e in genere possono essere trattate con successo con antibiotici. Le ferite inguinali possono inoltre riempirsi di liquido (chiamato linfa) che può uscire tra i punti, ma questo in genere si risolve col tempo.
Per rilevare la presenza di complicanze post-chirurgiche, è importante che il paziente si presenti agli appuntamenti regolari di controllo programmati dal medico. In genere nel primo anno dopo l’intervento vengono programmati con regolarità diversi appuntamenti di controllo; poi i controlli diventano ad intervalli annuali. Oltre ad un esame clinico fisico, questi controlli possono includere ecografie, radiografie e TC per controllare il corretto funzionamento e posizionamento della protesi endovascolare.
Considerazioni: Chirurgia tradizionale o endovascolare?
E’ indubbio che il trattamento endovascolare presenti una serie di vantaggi nei confronti della chirurgia tradizionale. Questi si possono riassumere fondamentalmente in:
- Minimo rischio rispetto all'intervento classico condotto in anestesia generale;
- Riduzione dell’insorgenza delle complicanze più gravi:
- Infarto del miocardio
- Aritmia
- Insufficienza cardiaca congestizia
- Emorragia durante l’intervento chirurgico
- Periodo più breve di degenza ospedaliera, solitamente di due-tre giorni.
Se tuttavia un intervento a minor rischio può comportare maggiore possibilità di infezioni e di trombosi della protesi, maggiori complicanze a distanza e minore durabilità, con il rischio di dovere successivamente rimuovere l’endoprotesi e dover procedere ad un intervento tradizionale, ciò comporta per il paziente un rischio notevolmente maggiore.
Nella decisione terapeutica nei confronti di un paziente portatore di un aneurisma dell’aorta addominale bisogna sempre tenere in considerazione quattro Variabili legate alla storia naturale dell’aneurisma:
- Spettanza di vita del paziente, incluse le co-morbidità;
- Rischio di rottura dell’Aneurisma;
- Tasso di crescita dell’Aneurisma;
- Rischio di mortalità associata alla procedura chirurgica o endovascolare.
Il bilancio ponderato, legato all’esperienza del chirurgo vascolare e alla conoscenza delle diverse possibilità tecniche e decisionali, rimane sempre l’unica strada da percorrere.
Aneurisma dell'Aorta Addominale (intraoperatorio)
Perché devo sottopormi all’intervento chirurgico?
Perché l’arteria principale dell’addome (aorta) ha ceduto e si è indebolita (aneurisma). L’operazione consiste nella riparazione della parte dilatata in modo da evitarne la rottura. Non tutti gli aneurismi richiedono l’intervento chirurgico. Il rischio di rottura e la conseguente necessità di riparazione dipende dalle dimensioni dell’aneurisma: se di grandi dimensioni (oltre 5,0 cm di diametro), probabilmente è più opportuno sottoporsi all’intervento· che non soprassedere, per proteggere l’aorta dalla rottura.
In presenza di aneurismi di dimensioni più ridotte è importante una costante osservazione e si ripetono in genere le indagini ad intervalli di 6 - 12 mesi, per controllare che non aumentino di dimensioni, diventando pericolosi. Se la media dell’accrescimento si aggira intorno a 0,5 cm l’anno, l’intervento· può essere necessario in una fase successiva.
Il chirurgo vascolare specialista è in grado di dare ai pazienti chiare spiegazioni riguardo alle diverse opzioni nei singoli casi, valutando di volta in volta la possibilità di un intervento chirurgico "tradizionale" o endovascolare.
Che cosa comporta l’intervento chirurgico?
L’attuale trattamento chirurgico comporta l’inserimento di una protesi all’interno dell’aorta (come la camera d’aria in un pneumatico), fatto di un materiale plastico molto resistente, il poliestere, che può durare 20 anni o più. L’operazione viene effettuata attraverso l’apertura dell’addome.
La chirurgia è risolutiva?
Se gli aneurismi vengono riparati prima della rottura, la possibilità di successo della riparazione e di ritornare ad una aspettativa di vita normale generalmente è alta. Tuttavia, è opportuno discutere i rischi dell’operazione del proprio caso con il chirurgo.
Prima dell’intervento chirurgico
Il paziente viene generalmente ricoverato uno o due giorni prima dell’intervento chirurgico, per effettuare gli esami necessari e verifi care che sia idoneo all’intervento. I vari esami potranno includere diagnostica per immagini dell’addome o arteriografia, se non precedentemente effettuati.
A volte possono rendersi necessarie particolari indagini al cuore per verificarne la regolare funzionalità.
L’intervento chirurgico
All’inizio il paziente viene portato in una zona di attesa della sala operatoria quindi nella sala dell’anestesia, dove viene effettuata l’anestesia, per poi essere portato in sala operatoria. Una volta addormentato il paziente, talvolta si procede al posizionamento di un catetere a livello lombare (epidurale) che aiuta a ridurre il dolore dopo l’intervento chirurgico.
Se la patologia è più grave, l’aneurisma può estendersi fino a coinvolgere le arterie iliache, come mostrano le figure sottostanti.
Il ritorno a casa
Se i punti di sutura della ferita cutanea sono riassorbibili, non è necessario rimuoverli. In caso contrario la loro rimozione avverrà dopo circa 7-10 giorni. Il Paziente per diverse settimane dopo l’intervento il paziente si sentirà affaticato, ma progressivamente, con il tempo, questa sensazione migliora. Nelle settimane successive all’operazione è consigliabile fare regolarmente attività fisica, ad esempio brevi passeggiate alternate ad un po’ di riposo, finché non si riesce pian piano a tornare alle normali attività.
Guidare: Sarà sicuro mettersi alla guida quando si sarà in grado di effettuare una fermata di emergenza. Questo in genere avviene a distanza di almeno 4 settimane dall’intervento; in caso di dubbio, il paziente deve chiedere il parere del medico.
Fare il bagno: Sarà possibile riprendere a fare il bagno o la doccia, come di consueto, una volta che la ferita sarà asciutta.
Attività lavorativa: Il paziente sarà in grado di tornare a lavoro entro 1-3 mesi dall’intervento. In caso di dubbio, chiedere il parere del medico.
Pesi: Il paziente dovrà evitare di sollevare pesi o di fare sforzi nelle 6 settimane successive all’intervento.
Alla dimissione viene prescritta in genere ai pazienti una dose ridotta di aspirina, se la terapia non era già in corso, per rendere il sangue più fluido. Qualora l’aspirina non sia tollerata, potrà essere prescritto un altro farmaco.
Complicanze
A seguito di questo tipo di intervento, possono manifestarsi infezioni polmonari, soprattutto nei pazienti fumatori, con la necessità di un trattamento antibiotico e fisioterapico. È normale sentire un certo disagio e delle fitte di dolore alla ferita per alcune settimane dopo l’operazione; a volte le ferite possono infettarsi e in questi casi si ricorre alla terapia antibiotica. Nelle ferite inguinali può inoltre accumularsi un liquido, la linfa, che trasuda dai punti, ma di solito questo effetto cessa dopo un po’ di tempo.
Come per tutti gli interventi importanti, come questo, vi è un rischio molto ridotto di complicazioni, ad esempio di infarto miocardico.
In alcuni casi la funzionalità intestinale riprende lentamente: ci vuole pazienza.
Potrà essere compromessa l’attività sessuale a causa dei nervi addominali recisi durante l’intervento.
Che cosa posso fare?
Se il paziente era un fumatore, deve fare un autentico e deciso sforzo per smettere del tutto. Continuando a fumare, infatti, le arterie subiscono un
ulteriore danno ed è più facile che sia compromesso il funzionamento della protesi.
Sono importanti anche le norme generali di tutela della propria salute, come perdere peso, seguire una alimentazione povera di grassi e svolgere regolarmente attività fisica.
Come viene rilevato l’aneurisma dell’aorta addominale?
In alcuni pazienti l’aneurisma viene diagnosticato casualmente nel corso di accertamenti effettuati per altre patologie o di ecografie eseguite per motivi diversi (ad esempio per disturbi renali, o prostatici, o calcolosi biliare).
La presentazione clinica del paziente con aneurisma aortico è diversa a seconda della localizzazione della lesione. Nella maggioranza dei casi (in circa il 75%) l’aneurisma dell’aorta addominale è asintomatico. Può essere presente dolore addominale e/o dorsale quando l’aneurisma è in fase di rapida espansione, dà compressione su strutture circostanti o è complicato da rottura. L’aneurisma asintomatico può essere rilevato occasionalmente nel corso di esame fisico o dal paziente stesso, in seguito a indagine radiologica o ecografica su altri sistemi o addirittura durante una laparotomia.
All’esame fisico molto spesso si rileva una massa addominale profonda pulsante, con consistenza teso-elastica, talora dolorabile. La pulsatilità è diretta e asincrona con il polso. La massa può essere mediana, però più spesso è lateralizzata a sinistra, eccezionalmente a destra. L’aneurisma può non essere rilevabile alla palpazione se di piccolo diametro, se è trombizzato o se il paziente è obeso.
Qualora vi sia il sospetto di aneurisma, il medico di famiglia invia il paziente ad uno specialista in chirurgia vascolare per un consulto. Il medico di famiglia o lo specialista prescrivono un esame ultrasonografico dell’addome, un’indagine indolore, che dura pochi minuti e non necessita di ricovero. Viene effettuata per verificare se l’aneurisma è presente e per misurarne le esatte dimensioni.
ECO-COLOR-DOPPLER: | |
a) Aorta normale | b) Aneurisma dell'Aorta addominale |
Le indagini diagnostiche utili nel caso di aneurisma dell’aorta addominale sono:
1) La radiografia dell’addome, che permette di evidenziare il profilo di un aneurisma con pareti calcificate. Tale indagine oggi non è da ritenersi di uso corrente. Tuttavia non va ignorata la sua importanza: nel paziente sottoposto a tale esame per vari motivi il rilievo dei reperti descritti consente di formulate la diagnosi di aneurisma e quindi di procedere con indagini più appropriate.
2) L’ecografia è l’indagine di primo approccio per la sua semplicità, rapidità e ripetibilità, oltre che la sua accuratezza diagnostica. Attraverso scansioni longitudinali e trasversali consente di formulare la diagnosi di aneurisma con accuratezza diagnostica prossima al 100% e di definire i diametri dell’aneurisma, la presenza nel lume di trombosi parietali e/o endocavitarie e i limiti superiore e inferiore con buona approssimazione. Tale esame peraltro non sempre è affidabile nella definizione dei limiti dell’aneurisma e nello studio dei rapporti con l’origine delle arterie renali.
3) La tomografia assiale computerizzata (TAC) che permette di mettere in evidenza l’aneurisma e rilevare l’eventuale presenza di trombi: indagine altamente affidabile anche per la valutazione dei diametri, la definizione dei limiti e dei rapporti con le strutture circostanti oltre che per la diagnosi di rottura dell’aneurisma. Particolare interesse ha la tomografìa assiale con tecnica spirale, che consente la ricostruzione tridimensionale dell’aneurisma.
4) L’arteriografia non viene impiegata per la diagnosi della malattia. Infatti essa visualizza solo il lume e, se questo è occupato da trombi, può indurre erroneamente a ritenere il diametro più piccolo di quello reale o addirittura dare un falso negativo. Essa trova impiego fondamentalmente per esplorare alcuni particolari aspetti, utili in alcuni casi per la strategia terapeutica da adottare.
5) La risonanza magnetica (RM)è indagine dì recente introduzione nella diagnostica delle vasculopatie ed è molto valida per accuratezza diagnostica e spettro dì dati che può fornire.
Chi è a rischio?
Sono notoriamente a rischio soggetti di sesso maschile di età superiore a 60 anni o più giovani, con familiarità per patologia aneurismatica (fratello, padre), nonché gli uomini con altre arteriopatie (angina, arteriosclerosi, ipertensione).
Un aneurisma è una dilatazione di un arteria indebolita che si espande come un palloncino, in maniera del tutto simile a quanto accade ad un pneumatico consumato. La parete arteriosa si assottiglia per la perdita di tessuto elastico e in quel punto si crea un rigonfiamento dell’arteria, con il rischio di rottura.
L’arteria più frequentemente colpita è l’aorta, la principale arteria dell’addome.?
L’aorta subisce l’impatto di circa 2,5-3 miliardi di battiti cardiaci nell’arco di una vita media, distribuendo in tutto il corpo circa 200 milioni di litri di sangue. Il carico pressorio esercitato sulle sue pareti può causarne il progressivo indebilimento con finale evoluzione aneurismatica.
Un’aorta normale al di sotto delle arterie renali ha un diametro di circa 2,3 cm nell’uomo e di 1,9 cm nella donna ma varia con l’età e le dimensioni del corpo.
Gli aneurismi sono quattro volte più comuni tra gli uomini che tra le donne
Viene generalmente considerata aneurismatica l’aorta avente un diametro minimo compreso tra i 30 e 40 mm, con un rapporto aorta addominale sottorenale/soprarenale variabile tra 1.5: 1 e 2 : 1.
L’aneurisma dell’aorta addominale (AAA) è raramente presente al di sotto dei 50 anni, aumentando la sua incidenza dai 60 anni in su. Un’indagine ecografica ha evidenziato il 2.6% di AAA tra i 60 e i 64 anni, il 6% tra i 65 e i 74 e il 9% dopo i 75 anni. Il sesso maschile è colpito in rapporto di 6 : 1 rispetto al sesso femminile.
L’aneurisma dell’aorta addominale sottorenale è quello di più frequente riscontro e la sua incidenza va dall’1.5% (autopsie), al 3.2% (ecografie in pazienti non vascolari), al 5% (ecografie in coronaropatici), al 9.6% (pazienti vasculopatici), al 53% (portatori di aneurisma femoro-popliteo). La patologia è sicuramente in aumento: l’incidenza negli USA è passata dall’8.7 per 100 mila persone/anno nel 1950-60 al 36.5 per 100 mila persone/anno nel 1979 -1980.
Il tasso medio dì crescita annuale del diametro massimo dell’aneurisma è di 0.4 cm ma l’espansione è in funzione del diametro iniziale ed è circa 0.25 cm per quelli inferiori a 4 cm e 0.6 cm per quelli di diametro superiore a 5 cm. L’incidenza per anno di rottura dell’AAA varia dal 4.1 al 19% sulla base del diametro: la curva del rischio di rottura ha una aumentata pendenza quando I’aneurisma supera i 6 cm.
Gli aneurismi aterosclerotici costituiscono circa il 70-80% degli aneurismi dell’aorta addominale. Quelli infiammatori costituiscono il 3,5-10% del totale.
I processi di logoramento e dì lacerazione legati all’invecchiamento sicuramente agiscono sulla solidità dei diversi componenti della parete arteriosa. Inoltre, l’aorta subisce l’impatto di circa 2,5-3 miliardi di battiti cardiaci nell’arco di una vita media, distribuendo in tutto il corpo circa 200 milioni di litri di sangue. Il carico pressorio esercitato sulle sue pareti può causarne il progressivo indebolimento con finale evoluzione aneurismatica.
Diversi studi suggeriscono che l’età, specie al disopra dei 60 anni, gioca un ruolo importante nella dilatazione dell’aorta. Una caratteristica dell’aneurisma dell’aorta sembra essere la familiarità. Tra i fattori di rischio che contribuiscono alla formazione dell’aneurisma ci sono: l’ipertensione, il colesterolo, il fumo, la familiarità, il diabete. Meno direttamente implicati l’obesità e lo stress.
La rottura dell’aneurisma dell’aorta addominale colpisce migliaia di persone ogni anno, per la maggior parte soggetti di sesso maschile di età superiore a 60 anni.