Giovanni Bandiera

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Sabato, 23 Nov 2024

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Giovanni Bandiera

Giovanni Bandiera

 

Curriculum Vitae

 

ISTRUZIONE

  •  1974:  Laurea in Medicina e Chirurgia, Università degli Studi di Roma, voto 110 e lode
  •  1979:  Specializzazione in Chirurgia Generale, Università degli Studi di Roma, massimo dei voti con lode
  •  1982:  Specializzazione in CardioAngioChirurgia, Università degli Studi di Roma , massimo dei voti con lode
  •  1987:  Specializzazione in Chirurgia Vascolare, Università degli Studi di Palermo, massimo dei voti con lode

 

ESPERIENZE PROFESSIONALI

  • Luglio 1974 – Ottobre 1981:  Medico Interno con compiti Assistenziali (MIUCA), e successivamente Ricercatore Confermato presso la I^ Clinica Chirurgica dell’Università  La Sapienza di Roma.
  • Novembre 1981  –  Maggio 1987:   Assistente di Chirurgia Vascolare presso l’Istituto Dermopatico dell’Immacolata (IRCCS) di Roma
  • Giugno 1987  –  Aprile 1996:   Aiuto Tempo Pieno di Chirurgia Vascolare presso l’Istituto Dermopatico dell’Immacolata (IRCCS) di Roma
  • Dal Maggio 1996 :  Primario di Chirurgia Vascolare presso l’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico IDI di Roma


  • 1983: Medical Observer (MO) presso la Division de Chirurgie Vasculaire dell’Ospedale Broussais, Parigi
  • 1985: Medical Observer (MO) presso la Vascular Surgery Unit della New York University, New York
  • 1986: Medical Observer (MO) presso la Vascular Surgery Unit del St. Mary Hospital, Londra

 

INCARICHI PROFESSIONALI

  • Anni Accademici 2000-2002: Docente di “Chirurgia endovascolare dell’area aorto-iliaca” presso la Scuola di Specializzazione in Chirurgia Vascolare dell’Università Tor Vergata di Roma.
  • Anni Accademici 2002-2010: Docente di “Trattamento endovascolare degli aneurismi dell’aorta” presso la Scuola di Specializzazione in Chirurgia Vascolare dell’Università Tor Vergata di Roma.

 

SOCIETA’ SCIENTIFICHE

  • Dal 1/1/2000 al 31/12/2002 Membro del Consiglio Direttivo e Responsabile del Comitato per i Rapporti con il Ministero della Salute della Società Italiana di Chirurgia Vascolare ed Endovascolare (SICVE)
  • Membro della Società Italiana di Chirurgia Vascolare ed Endovascolare (SICVE)
  • Membro della European Society of Vascular Surgery (ESVS)
  • Membro della Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani (ACOI)
  • Membro della International Union of Angiology (IUA)
  • 2002-2004: Membro del Consiglio di Presidenza e Responsabile del Comitato per i Rapporti Istituzionali del Collegio Italiano dei Primari di Chirurgia Vascolare.
  • Dal 7/2005 al 7/2008: Coordinatore nazionale ACOI per la Chirurgia Vascolare.

 

ATTIVITA’ SCIENTIFICA

  • Autore di oltre 150 pubblicazioni scientifiche su Riviste Nazionali e Internazionali
  • Presente in qualità di Relatore, Moderatore, Chairman, Discussant, Membro del Comitato Scientifico, etc. in oltre 200 Congressi Nazionali e Internazionali
  • Direttore scientifico e Capo Redattore dal 1986 al 1991 della Rivista Medico-Scientifica “Il Nuovo Giornale di Medicina”, ESR Editore
  • Presidente e Organizzatore del Congresso Internazionale di Chirurgia Vascolare “La Chirurgia Vascolare alle Soglie del Duemila”, Roma 1999
  • Membro del Comitato Tecnico-Scientifico dell’IRCCS – IDI
  • Referente SICVE della Commissione di Studio per le Linee-Guida in “Antibioticoprofilassi in Chirurgia” dell’Istituto Superiore di Sanità.

 

ATTIVITA’ PROFESSIONALE

Fin dall’inizio del suo Incarico a Primario di una  Divisione di Chirurgia Vascolare Ospedaliera  (maggio 1996) ha intrapreso e sviluppato una serie di percorsi clinici e di ricerca in diversi settori della patologia e chirurgia vascolare.    Particolare attenzione è stata rivolta alle più moderne tecniche di chirurgia endovascolare e, specificatamente, a:
terapia endovascolare degli aneurismi della aorta addominale e delle arterie iliache, con utilizzo di endoprotesi modulari costantemente aggiornate.
Terapia endovascolare (PTA, stents, endoprotesi, aterectomia meccanica, crio- e laser- assistita) delle lesioni steno-ostruttive o dilatative delle arterie periferiche e renali.
Terapia endovascolare delle lesioni stenosanti dei tronchi sopra-aortici con l’utilizzo delle più moderne tecniche di protezione cerebrale.

 

Dal maggio 1996, nella Divisione di Chirurgia Vascolare dell’IRCCS IDI diretta dal Prof. Bandiera, sono stati ricoverati e trattati oltre 14.000 pazienti affetti da arteriopatie o flebopatie di interesse chirurgico.
Dal 1 gennaio 2013 il Prof. Bandiera si è dimesso dal suo incarico primariale presso l'IDI ed esercita esclusivamente in regime libero professionale.

URL Sito:

Trattamento medico

Lunedì 20 Dicembre 2010 13:45 Pubblicato in Arteriopatia Periferica

È molto importante il controllo della pressione arteriosa, dei livelli di colesterolo e dei sintomi del diabete, che generalmente si ottiene con l’impiego di farmaci.
Per prevenire la trombosi (formazione di coaguli di sangue) si ricorre spesso all’aspirina (o ad un farmaco analogo).
Il trattamento più importante è smettere di fumare.
Svolgendo una regolare attività fisica e aumentandola gradualmente si possono alleviare i sintomi

La terapia farmacologica dell'eccesso di grassi nel sangue deve essere un complemento e non un sostituto della dieta, del controllo del peso e dell'esercizio fisico.
In altre parole, la terapia farmacologica va riservata ai pazienti che rimangono ad alto rischio pur avendo attuato tutti gli sforzi per normalizzare i livelli dei grassi mediante l'intervento dietetico e altri cambiamenti dello stile di vita. Non bisogna dimenticare, infatti, che i farmaci possono avere effetti avversi, anche in considerazione del fatto che il trattamento, di solito, deve essere continuato per tutta la vita, cosa che comporta, oltre tutto, costi elevati. Poiché il colesterolo gioca un ruolo importante nella malattia arteriosclerotica la disponibilità di farmaci in grado di abbassare il livello di colesterolo nel sangue ci ha dato un'arma molto efficace per contrastare l'evoluzione dell'arteriosclerosi e, persino, per tentare di far ridurre le placche.








Consigli per i Pazienti

Lunedì 20 Dicembre 2010 11:23 Pubblicato in Arteriopatia Periferica

Prevenzione e stile di vita

Le regole della dieta per scongiurare l'arteriosclerosi e le sue temibili conseguenze sono le stesse che valgono per l'ipercolesterolemia, l’ipertrigliceridemia, l’iperglicemia.
Eccole in sintesi:
- contenere il peso corporeo entro valori ragionevoli e secondo età, sesso, attività fisica e lavorativa;
- limitare l'apporto alimentare di grassi saturi (burro, salumi e insaccati, frattaglie), di carni grasse e di condimenti di origine animale (ricordando che il livello di assunzione raccomandato di colesterolo al giorno per un soggetto adulto sano è solo di 300 mg e 1 bistecca di carne di bovino del peso di 100 g ne contiene circa 70-75 mg);
- abituarsi a utilizzare i condimenti a crudo privilegiando la scelta per l'olio extravergine di oliva;
- limitare il consumo di latte intero e derivati fermentati (formaggi e latticini);
- aumentare il consumo settimanale di pesce;
- aumentare il consumo quotidiano di ortaggi e verdure freschi e di alimenti contenenti fibre e scorie;
- limitare il consumo delle uova a 1-2 la settimana;
- contenere l'uso del sale da cucina;
- evitare fritture e cotture elaborate e prolungate a temperature elevate;

Una dieta corretta rappresenta, perciò, il modo migliore per tenere sotto controllo il colesterolo, i trigliceridi, la glicemia e la pressione del sangue. Sfortunatamente non possiamo fare niente per modificare la nostra familiarità, l'età ed il sesso, ma molto si può fare per cambiare il nostro modo di vivere: le persone che non fumano, fanno attività fisica, mantengono il peso ideale, tengono sotto controllo la pressione, il tasso di colesterolo nel sangue e la glicemia, hanno un numero molto minore d'eventi cardiovascolari sfavorevoli.

Smettere di fumare riduce rapidamente il rischio d'infarto o ictus.
- Dopo un anno dall'interruzione del vizio del fumo il rischio è uguale a quello di chi non ha mai fumato.
- Fare attività fisica lo riduce del 45%
- mantenere un peso-forma del 55%.
- Abbassare il colesterolo fa calare il rischio d'eventi vascolari del 2% per ogni punto di colesterolo in meno. Le raccomandazioni nazionali sono di tenerlo sotto i 200 mg/dl.

Quindi…..

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Diagnosi

Lunedì 20 Dicembre 2010 10:29 Pubblicato in Arteriopatia Periferica
Per verificare lo stato di salute delle arterie, oltre all'esame clinico eseguito dal medico, sono disponibili vari tipi di indagini:
1. Esame Doppler con misurazione della pressione arteriosa locale
2. Test da sforzo (tapis roulant fino a quando si tollera lo sforzo)
3. Immagini ultrasonografiche (Eco-color-Doppler)
4. Angio TC e Angio RM
4. Arteriografia (iniezione di mezzo di contrasto nei vasi sanguigni che permette di visualizzare le arterie)
A seconda dei risultati degli esami, il Chirurgo vascolare sceglie la migliore opzione di trattamento, che può variare da un cambiamento dello stile di vita (smettere di fumare, fare più attività fi sica), ad una cura farmacologica per ridurre la sintomatologia, fino ad uno dei trattamenti chirurgici.

Trattamento sclerosante

Giovedì 09 Dicembre 2010 20:48 Pubblicato in Le Vene Varicose
Che cos’è la scleroterapia?
Questa terapia viene impiegata per chiudere le vene varicose iniettando una sostanza chimica al loro interno che fa si che le pareti si incollino tra loro.
È più effi cace nei casi in cui non vi è aumento di pressione nelle vene varicose causato dalla presenza di valvole incontinenti a monte nella coscia; ogni caso il paziente verrà informato se è possibile procedere con questo tipo di trattamento.
Di solito, la maggior parte delle vene varicose che possono essere sclerotizzate non sono pericolose sotto il profi lo medico ed il trattamento raramente è essenziale, ma viene effettuato su pazienti che si preoccupano degli aspetti estetici o della sintomatologia.

Che cosa succede durante la scleroterapia?

Si tratta di una procedura effettuata ambulatoriamente. Il medico spiega al paziente come si svolgerà l’intervento e poi effettua una o più iniezioni nelle vene. Poi ogni punto di iniezione viene tamponato e quindi su tutta la lunghezza, a partire dal piede, viene applicata una calza o una fascia elastica.
La sostanza chimica (sclerosante) iniettata nelle vene agisce da collante. Perché le superfici si avvicinino in modo compatto e si chiudano definitivamente, è necessario che aderiscano fra loro fino a quando la sostanza non abbia agito sulle pareti. I bendaggi e le calze compressive agiscono come una sorta di “morsa”, tenendo vicine e bloccate le pareti venose.

Quali sono le indicazioni dopo la scleroterapia?
Anche se le indicazioni variano da caso a caso, valgono sempre le seguenti raccomandazioni.
1. Dopo la terapia, camminare a passo svelto per almeno 20 minuti.
2. Il bendaggio e/o le calze compressive devono essere portate senza alcuna interruzione per tutto il tempo indicato (generalmente 2-3
settimane). Questo signifi ca che non sarà possibile al paziente fare normalmente il bagno o la doccia, in quanto le bende non devono essere bagnate: qualora si allentino, dovranno essere nuovamente applicate.
3. Nel periodo in cui il paziente è fasciato o indossa le calze di contenimento è importante che cerchi di essere il più attivo possibile. Deve evitare inoltre di stare in piedi fermo per periodi prolungati. Quando si resta a lungo seduti, se possibile tenere i piedi elevati. In generale, non vi sono restrizioni per quanto riguarda le normali attività ed è possibile praticare quasi tutti gli sport. È però auspicabile evitare attività molto faticose che potrebbero far allentare il bendaggio o gli sport di contatto che comportano rischio di traumi alle gambe. Le bende devono essere tenute asciutte.

Quali possono essere gli altri effetti o problemi?
La sostanza chimica iniettata nelle vene può provocare infiammazione, con conseguente arrossamento e fastidio. Questi effetti sono passeggeri, ma se particolarmente insistenti è ragionevole assumere antidolorifici e/o gli antinfiammatori. Talvolta può comparire edema alle caviglie, più marcato se il paziente passa molto tempo in piedi fermo. Il gonfiore si risolve in genere camminando o tenendo i piedi sollevati. In alcuni rari casi, l’infiammazione può essere molto fastidiosa, anche se sicuramente andrà a scomparire.
Una delle possibili conseguenze dell’iniezione di sostanze sclerosanti nelle varici, sia pure molto rara, è la trombosi venosa profonda: le vene profonde sono infatti molto diverse dalle vene superficiali trattate con la scleroterapia. Di solito, il segno della trombosi venosa profonda è un persistente edema della gamba.
Nel tempo, la scleroterapia può far comparire aloni scuri sulla pelle, nelle zone corrispondenti alle vene. Questo effetto si riscontra di rado e non è prevedibile. Talvolta l’alone schiarisce con il tempo, ma altre volte è permanente. Molto raramente sulle zone trattate si possono formare dei capillari o, nel punto di iniezione, delle vescicole, che scompaiono spontaneamente, ma a volte possono lasciare una piccola cicatrice.

Quanto durano gli effetti della scleroterapia?
Per le piccole varici i risultati sono generalmente defi nitivi. Può succedere però che, in presenza di elevata pressione nelle vene a causa dell’insufficienza valvolare, si formino poco a poco nel tempo nuove vene varicose che, se fastidiose, possono essere nuovamente sclerotizzate oppure trattate con l’intervento chirurgico.

Diagnosi

Giovedì 09 Dicembre 2010 20:29 Pubblicato in Le Vene Varicose

Sono necessarie indagini particolari prima del trattamento delle vene varicose?
L’unico caso in cui il paziente deve sottoporsi a particolari esami è quando viene preso in considerazione il trattamento.
Le indagini sono mirate ad individuare eventuali difetti valvolari importanti, che determinano lo scorrere del sangue nella direzione sbagliata (reflusso venoso), creando una forte pressione sulle pareti dei vasi. Le valvole alterate sono più frequentemente localizzate a livello inguinale e nella zona dietro il ginocchio. Di solito per le vene varicose in cui è presente ipertensione per danno valvolare è preferibile il trattamento chirurgico che non la scleroterapia, in quanto i risultati a lungo termine sono migliori.
Per valutare il flusso venoso, gli specialisti usano l’ultrasonografia Doppler, che è in grado di rilevare il flusso del sangue all’interno del vaso attraversando la cute. Grazie ad un semplice strumento manuale di dimensioni ridotte, il medico ottiene tutte le informazioni essenziali.
In alcuni casi sono necessarie invece indagini più approfondite, come l’ecocolordoppler (uno strumento grazie al quale oltre alle informazioni sul flusso sanguigno, è possibile ottenere anche immagini delle vene e delle valvole venose).?

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ECODOPPLER: valvola normale aperta                                  valvola normale chiusa






Trattamento chirurgico

Mercoledì 24 Novembre 2010 21:17 Pubblicato in Arteriopatia Periferica

Endoarterectomia

 

Perché devo sottopormi all’intervento chirurgico?
In determinate situazioni invece che al bypass si ricorre all’endarterectomia, operazione indicata per ostruzioni di dimensioni più ridotte, laddove il bypass non è necessario. Spesso questo intervento viene effettuato all’inguine per migliorare l’apporto sanguigno alla gamba. Quando la patologia è più grave, grazie all’endarterectomia è possibile riaprire lunghi segmenti di arterie ostruite; la maggior parte dei chirurghi, peraltro, preferisce effettuare un bypass in queste condizioni.
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L’intervento chirurgico
Endarterectomia è il nome attribuito ad un intervento finalizzato alla rimozione dell’ostruzione dall’interno dell’arteria anziché posizionare un bypass esterno. Le ostruzioni di dimensioni ridotte vengono trattate con una piccola incisione. Una volta asportata l’occlusione, il vaso viene richiuso con un patch ("toppa") fatto con la vena o in materiale sintetico.
Le ostruzioni più estese vengono trattate con un incisione dell’arteria lungo tutta la lunghezza (procedura aperta) oppure incidendo due estremità (semi-chiusa). La placca (ostruzione) viene asportata con un dissettore. Generalmente il vaso arterioso si richiude con un patch ricavato da una vena o in materiale sintetico. Il ricovero del paziente può durare circa una settimana o poco più.

 

Bypass

Perché devo sottopormi all’intervento chirurgico?
È necessario sottoporsi all’intervento perché la presenza di un’occlusione o di un restringimento delle arterie che portano il sangue agli arti inferiori riduce la circolazione sanguigna periferica. Il problema si evidenzia in particolare quando i muscoli necessitano di una maggiore irrorazione di sangue, durante il cammino, ed il paziente avverte dolore. Un’ulteriore riduzione del flusso sanguigno può determinare la comparsa di dolore continuo, con il rischio di ulcere o gangrena. Grazie all’intervento chirurgico, le arterie ostruite vengono bypassate ("scavalcate"), con conseguente miglioramento dell’apporto di sangue.

L’intervento chirurgico

L’anestesia può essere totale (il paziente viene addormentato) oppure locoregionale, in cui - grazie ad un catetere lombare - vengono somministrati anestetici che addormentano la parte inferiore del corpo (epidurale). Qualche volta questa anestesia viene aggiunta all’anestesia generale per ridurre il dolore postoperatorio.
Al paziente viene fatta un’incisione all’inguine e una più in basso, in un punto che varia a seconda di quale vaso deve essere bypassato. A volte sono necessarie più incisioni, oppure un lungo taglio su tutto l'arto, per prelevare la vena. Il bypass viene generalmente realizzato usando la vena del paziente (nessuna preoccupazione! Si può farne anche a meno!), anche se talvolta viene utilizzato un bypass artificiale, in materiale plastico. Le ferite vengono chiuse generalmente con alcuni punti di sutura.

Il ritorno a casa

Se i punti di sutura sono riassorbibili, non è necessario rimuoverli. In caso contrario saranno rimossi dopo 7-10 giorni.· Nelle settimane successive all’operazione è consigliabile fare regolarmente attività fisica, ad esempio brevi passeggiate alternate ad un po’ di riposo, finché non si riesce pian piano a tornare alle normali attività.
Guidare: Sarà sicuro mettersi alla guida quando si sarà in grado di effettuare una fermata di emergenza. Questo in genere avviene a distanza di 2-4 settimane dall’intervento; in caso di dubbio, il paziente deve chiedere il consiglio del medico.
Fare il bagno: Sarà possibile riprendere a fare il bagno o la doccia, come di consueto, una volta che la ferita sarà asciutta.
Attività lavorativa: Il paziente sarà in grado di tornare a lavoro al massimo entro 1 mese dopo l’intervento. In caso di dubbio, chiedere il parere del medico.
Alle dimissioni viene in genere prescritta una dose ridotta di aspirina, se la terapia non era già in corso, per rendere il sangue più fl uido. Qualora l’aspirina non sia tollerata, potrà essere prescritto un altro farmaco.

Complicanze
Una procedura di bypass è un intervento importante, che può mettere a dura prova cuore, polmoni e reni. Di rado questa operazione provoca la morte, ma il rischio è presente nel 3-5% circa dei pazienti, generalmente a causa di problemi preesistenti a livello cardiaco o polmonare. Problematiche della funzionalità cardiaca, polmonare e renale possono essere inoltre responsabili di un ritardato recupero o di una prolungata permanenza in ospedale. Il problema deve essere discusso con il chirurgo e con l’anestesista, che hanno il compito di ridurre il più possibile i rischi dell’intervento.
La complicanza principale che può coinvolgere la protesi è la formazione di coaguli al suo interno che ne provocano l’ostruzione; se questo avviene, di solito è necessario un altro intervento per ristabilirne la pervietà. Qualora l’arto inferiore sia a rischio per lo scarso apporto di sangue già prima dell’operazione, il paziente può essere a rischio di amputazione, nel caso in cui la protesi si ostruisca. È normale sentire un certo disagio e delle fitte di dolore alla ferita per alcune settimane dopo l’operazione.·A volte le ferite possono infettarsi e, per curare l’infezione, generalmente si ricorre alla terapia antibiotica. A livello delle ferite inguinali può inoltre raccogliersi un liquido, la linfa, che trasuda dai punti, ma di solito questo effetto cessa dopo un po’ di tempo. Intorno alla ferita o nella parte bassa della gamba ci potranno essere delle zone di intorpidimento dovute all’interruzione di piccoli nervi cutanei. Questa sensazione può essere permanente, ma in genere migliora nel giro di alcuni mesi. È frequente anche edema (gonfiore) del piede, dovuto al maggiore apporto di sangue: sollevando la gamba quando si sta seduti viene facilitato il riassorbimento del liquido.

Che cosa posso fare per migliorare la situazione?
Se il paziente era un fumatore, deve fare un autentico e deciso sforzo per smettere del tutto. Continuando a fumare, infatti, le arterie subiscono un ulteriore danno ed è più facile che sia compromesso il funzionamento del bypass.
Sono importanti anche le norme generali di tutela della propria salute, come perdere peso, seguire una alimentazione povera di grassi e svolgere regolarmente attività fisica.
Qualora il paziente provi dolore improvviso o intorpidimento della gamba, senza alcun miglioramento nel giro di poche ore, è opportuno mettersi immediatamente in contatto con la struttura sanitaria.

Trattamento endovascolare

Mercoledì 24 Novembre 2010 21:10 Pubblicato in Arteriopatia Periferica

Angioplastica e Stenting


Il trattamento chirurgico mini-invasivo è denominato angioplastica a palloncino, e viene effettuato in genere in anestesia locale.

Che cosa è l’angioplastica a palloncino?
Si tratta di una procedura in base alla quale un catetere con un palloncino all’estremità viene fatto passare attraverso l’arteria ostruita; gonfiandosi, il palloncino riapre l’arteria ristretta od occlusa. Grazie a questa tecnica, in molti casi è possibile evitare l’intervento chirurgico.
Dal punto di vista del paziente, l’angioplastica è molto simile all’arteriografia, a parte il fatto che il catetere utilizzato è di dimensioni leggermente più grandi e di conseguenza il rischio di sanguinamento è un po’ più elevato. 

La procedura

L’angioplastica è una procedura un po’ più lunga di una semplice arteriografia e può darsi che il paziente avverta le manovre del medico quando cambia o avanza i cateteri all’interno dell’arteria. Talvolta si tratta di una sensazione spiacevole, ma non dolorosa. In alcuni casi, per tenere aperta l’arteria, è necessario inserire un particolare dispositivo, lo stent: è semplicemente una piccola struttura a gabbia metallica che si espande all’interno dell’arteria, per mantenerla aperta, e per permettere un maggior flusso sanguigno.

Dopo la procedura
In alcuni casi, per prevenire la formazione di coaguli di sangue nel punto dell’angioplastica, vengono effettuate iniezioni di eparina (un anticoagulante)per 24 ore. Normalmente, il giorno successivo il paziente viene rimandato a casa. Prima della dimissione il chirurgo effettuerà una visita di controllo per valutare la riuscita dell’angioplastica e decidere se siano necessarie ulteriori terapie.

Quali sono gli effetti collaterali?
È abbastanza normale che si formino ematomi lievi, che in genere scompaiono in pochi giorni. È molto raro invece un sanguinamento più importante. Purtroppo in circa il 10-30% dei casi l’angioplastica non riesce, e si rende necessario prendere in considerazione altri trattamenti. Inoltre, anche quando l’angioplastica viene realizzata con successo permane il rischio che, in quella stessa zona, il restringimento del vaso si riformi: questa situazione si verifica, a distanza di un anno, nel 20% circa delle arterie. In alcuni casi è possibile effettuare nuovamente l’angioplastica, ma non sempre. Molto raramente, se l’angioplastica non riesce, la circolazione di fatto peggiora. In questi casi, il medico discuterà con il paziente i rischi in atto.

Quali sono le complicazioni?
Si stima che nel 5% circa dei casi sussista il rischio di complicazioni. La maggior parte di queste sono provocate da grandi ematomi o da un eccessivo sanguinamento della ferita. A volte sono necessarie trasfusioni di sangue. Di rado si deve procedere con un intervento chirurgico per richiudere l’apertura creata dall’ago nell’arteria. Molto raramente, se si verifica una trombosi arteriosa, si deve procedere con un intervento di bypass.

Se non è possibile effettuare l’angioplastica a palloncino, può essere necessario l’intervento chirurgico; il più frequente è quello di bypass.

Curriculum

Martedì 02 Novembre 2010 16:35 Pubblicato in Menu Principale
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